Quindici minuti

di  Chandra

 



Quindici minuti.
E’ il tempo che le ha concesso.
Nessuna possibilità di scelta, prendere o lasciare.
Lei sente l'adrenalina che le scorre nelle vene.
Si sente osservata, spogliata viva con occhi di sfida.
E risponde sfidando a sua volta quegli occhi felini.
Lo conosce da così poco tempo, eppure le sembra di conoscerlo da sempre.
Di intuire quello che sarà.
- Solo quindici minuti e solo quello che decido io –
La voce di lui, così decisa e autoritaria, continua a rimbombarle nella testa.
Adesso non è più così sicura di quello che desidera, ha troppa voglia di stare da sola con lui, lo vuole solo per sé, anche solo per quindici minuti.
Ma non è affatto convinta di volersi arrendere e lasciarlo andare fuori da quella stanza senza averla appagata in tutti i sensi.
Nei suoi occhi azzurri ha letto una scintilla carica di promesse.
E si culla nell'illusione di poter sfidare il tempo.
Si prepara con cura, da sola, nella stanza.
Assapora ogni attimo che la separa da lui, pensando al modo migliore di accoglierlo al suo arrivo. Una sottoveste nera di pizzo. Le calze e il reggicalze. Le scarpe con i tacchi a spillo che lui le ha imposto di acquistare per soddisfare il suo piacere.
Adesso lei è pronta e lo aspetta.
Aspetta da sola, in quella stanza calda e accogliente, sola con i suoi pensieri che incredibilmente, adesso, la accompagnano con un vago senso di vertigine.
L'aria è diventata irrespirabile, la sua eccitazione è quasi opprimente.
Ha caldo, sente la lingua arsa dalla sete.
Avrebbe bisogno di bere, ma un lieve rumore oltre la porta le annuncia il suo arrivo.
Lui entra nella stanza nudo dalla vita in su.
Il suo fisico abbronzato risalta in contrasto con i jeans bianchi che ha indosso.
Lei non può fare a meno di trovarlo irresistibilmente sensuale.
La eccita terribilmente che lui sia lì solo per il suo piacere.
Non le interessa del resto del mondo.
Adesso sono una cosa sola.
Lei ha lui, lui ha lei.
Sono soli. Solo per quindici minuti.
Lui le chiede di alzarsi, vuol vederla sfilare davanti a sé.
E’ così sicuro di sé, che lei non osa nemmeno provare a contraddirlo.
Oscilla sui tacchi, sentendosi addosso lo sguardo di lui, che non riesce a sostenere.
Quegli occhi cerulei sembrano conficcarsi nella sua mente per rubarle ogni pensiero.
Le dice, o forse le ordina, di avvicinarsi al bordo del letto senza togliere le scarpe.
Poi si china in ginocchio davanti a lei, le accarezza le gambe lentamente, fino ad arrivare ai lembi del suo perizoma.
Lei avverte il suo respiro sul sesso umido, l'odore dei suoi umori riempie l’aria e le fa venire voglia di assaggiarsi.
Ma non può muoversi.
Nessun laccio, nessuna costrizione.
Semplicemente lei sa di non potersi muovere.
Come se l’avesse letta nel pensiero, lui le sfila lentamente il perizoma, fa scendere due dita nelle pieghe umide della sua pelle e raccoglie il succo di quel frutto per portarglielo alle labbra.
Lei raccoglie assetata quell’invito inebriante, succhia avidamente le sue dita.
Gli occhi intrecciati dentro quelli di lui.
Vorrebbe fermare il tempo e restare così, sospesa fra le sue mani, tutta la notte.
Ma il tempo passa inesorabilmente.
Solo quindici minuti.
Lui le impone di stendersi completamente sul letto, le gambe divaricate e il sesso oscenamente aperto davanti a lui.
Si guardano, si cercano, occhi fissi negli occhi.
E’ in quel preciso istante che lei sente che quell’attimo non si ripeterà mai più.
E’ in quel preciso istante che lei prova la sensazione che non potrà mai più dimenticare quel viso, quegli occhi, quell’espressione, quella sera.
Lui le si inginocchia davanti, vicino al bordo del letto.
Con le mani le blocca entrambe le caviglie, con le labbra inizia a dissetare la sua voglia.
Lei sente la sua lingua sfiorarla e trema.
Lui esplora dolcemente ogni angolo di quella pelle.
Assapora il succo della sua eccitazione.
E lei sente di appartenergli, finalmente.
Solamente Sua.
Quindici minuti. Stanno correndo via, come un treno impazzito che lo porta lontano da lei.
Improvvisamente si sente invadere dal terrore di perderlo prima ancora di averlo veramente tenuto. Amato. Conosciuto.
Improvvisamente anche lui solleva la testa e la guarda serio, gli occhi lucidi.
Le sussurra parole che si conficcheranno per sempre nella sua mente.
Rimarranno lì, quelle parole.
Custodi segrete di quell’incontro stregato, in una notte d’inverno.
Parole che solo i due amanti hanno il potere di conoscere.
Parole che mai nessun minuto, né ora, né giorno, né anno potranno mai cancellare.
Quelle parole hanno l'effetto di un terremoto dentro e fuori da lei.
Il mondo comincia a girarle intorno, la camera gira, le pareti la opprimono.
Si aggancia forte a lui, cingendogli forte i fianchi con le gambe.
Nella speranza di trasmettergli il suo immenso desiderio.
Di fargli sentire quanto vorrebbe essere, davvero, completamente Sua.
Piccolo essere invaso da un desiderio più grande di sé.
Vorrebbe combattere con tutte le sue forze per far sì che quel pugno di minuti diventasse ore. Diventasse giorni.
Ma improvvisamente realizza che, nel momento stesso in cui lui hai pronunciato quelle parole, ha già deciso che non potrà essere così.
Non quella sera.
Non in quei quindici maledetti minuti.
E come un animale ferito, lei raccoglie le sue ultime speranze.
Con le poche forze che le rimangono, con la rabbia di chi ha desiderato tanto e si è sentito tradito, si solleva sui gomiti, lo attira a sè e cerca la sua bocca.
Le lingue avide si intrecciano, si cercano, si insinuano l'una nella bocca dell'altro.
Lei lo bacia con una prepotenza che non si riconosce.
Le sue mani si insinuano rapide a sganciare la cintura dei suoi jeans.
Lui non oppone resistenza e lei finalmente riesce a liberarlo dalla prigionia dei vestiti. Conquista il tesoro a lungo bramato.
Lo stringe forte fra le dita.
Lo porta davanti al viso.
Davanti alla sua bocca.
Lo vuole, trema dal desiderio di sentire quella carne pulsante nella sua bocca.
Lo accarezza, conducendolo vicino alle labbra, lasciando che la lingua inizi a disegnare lievi geometrie sulla sua pelle.
Inizia una danza disperata, che sfida i minuti.
Una danza di saliva che si mescola all’odore della pelle di lui, su ogni millimetro di quella carne.
E scende, la lingua che avvolge e si fa morsa che stringe.
Lui hai un sussulto e prima che lei possa accoglierlo completamente, prima che possa sentirlo suo… si allontana improvvisamente.
Gli occhi di lei lo implorano silenziosamente, vogliosi e spaventati.
Perché? Mille domande. Mille interrogativi.
E nemmeno una parola che riesca ad uscire dalle sue labbra.
Quando gli occhi di lui hanno quell'espressione, quando l'azzurro si tinge di grigio e la trafigge con lo sguardo, lei ho imparato che non ci sono altre possibilità.
E’ lui che hai in mano le redini del gioco.
Lei può solo obbedire, sospesa su quel letto, improvvisamente troppo grande per lei. Si sente una marionetta nelle sue mani.
Una rabbia feroce si impossessa di lei.
Ma lui è tornato implacabile a finire il gioco che aveva iniziato.
Le mani le bloccano di nuovo le caviglie, la testa affondata fra le sue cosce.
La lingua le tortura il clitoride, le labbra divorano la sua pelle.
In un attimo la sua debole determinazione è cancellata di getto.
E la rabbia lascia presto il posto ad una sensazione diversa e conosciuta.
Un calore diffuso le pervade il corpo, una scossa elettrica che la coglie impreparata e confusa.
Sente esplodere l'orgasmo in ogni cellula del suo corpo.
Si inarca davanti a lui e gli si offre completamente in dono.
Lui non la abbandona, non ancora. Continua a baciarla e a leccare ogni traccia del suo nettare.
Lento e delicato, sembra non saziarsi mai.
Lei vorrebbe odiarlo, ma non può.
Vorrebbe abbracciarlo, ma sa che nemmeno questo le è concesso.
Solo quindici minuti.
I loro sguardi si incrociano per un'ultima volta, colmi di desiderio e di una promessa che gli anni non hanno ancora cancellato.