L'ultima pioggia
di DarkMoon
Circa un anno fa. La villa di famiglia si affaccia a strapiombo sul lago,antica
e solitaria, con le stanze piene di ricordi..Sono troppo giovane per un luogo
così silenzioso. Preferisco il caos disordinato di Milano.
Dalla finestra a piano terra osservo il cielo sporco di imminente pioggia.
Il lago è una distesa di onde furiose che muoiono contro i muri della darsena.
La madre è nella sua stanza, pronta per uscire con l’amichetto di turno, tra un
po’ apparirà in una nuvola di Giorgio Beverly Hills, fasciata in un lungo abito
nero, con tacchi di 13 cm ai piedi e rossetto carminio, una macchia cromatica
sulla sua pelle diafana.
Odora di seduzione e noia. Sono sdraiata sul divano del salone con il sottofondo
dei Jefferson Airplane. Il mio corpo e la mia testa sono attraversati da una
strana eccitazione. Le mie lunghe mani delicate frugano tra le gambe, prima
piano, poi sempre più velocemente…
La madre compare sulla porta per dirmi io esco, ma non la sento: sono in pieno
orgasmo. I capelli lunghi e biondi scompigliati selvaggiamente, il viso coperto
di sudore, il mini vestito alzato a scoprire quasi tutto…
La madre non fa caso al mio stato di eccitazione, al mio sguardo perso, .ai miei
occhi scuri quasi liquidi, risucchiati dal piacere.
Lui aveva questo strano potere:riuscire a eccitarmi al solo pensiero di…
Al solo pensiero di…
Sento il rumore di un’auto che scappa nella pioggia, una pioggia che frusta
natura e uomini, invece di accarezzarli.
Una pioggia vendicativa.
Grace Slick on air con Somebody to love accresce la mia voglia di lui, di averlo
dentro.
Lo amo e lo desidero. Lo desidero e lo amo.
Infilo le mani nella camicetta e inizio a toccarmi le tette, stringendole in una
morsa … chiudo gli occhi e mi abbandono alla musica….
Ho lasciato la porta aperta, anche se lui ha la chiave.
Lui è tuttora un docente universitario è stato il mio unico vero amore.
Mentre aspetto, mi faccio un po’ di ganja e mi addormento…
Sono nel limbo tra sogno e risveglio, quando sento le sue mani che mi
accarezzano il viso.
Fingo di dormire.
Sento le sue mani sul collo e dentro la camicetta, stringono le tette. Sento la
sua bocca, la sua lingua che gioca mentre me le succhia.
Fingo di dormire e sorridere nel sonno. White Rabbit è on air, mentre le sue
dita entrano nel mio perizoma. Sento le sue dita dentro il mio sesso. Apro gli
occhi, sorrido.Allargo le gambe mentre lui mi ficca la lingua in bocca con
passione. Mi dice sei la mia adorata il mio amore la mia puttana personale. Sono
il tuo amore, la tua adorata, la tua puttana personale….
Voglio sentirti dentro, dentro di me, carne contro carne, niente condom. Voglio
che mi scopi, fino a rubarmi il cuore. Il tuo cazzo lo voglio dentro di me, gli
sussurro. Gli sbottono i jeans, infilo sinuosa le mani, appoggio la bocca, sa di
buono. Gli faccio un pompino. Adoro fargli i pompini, è l’unico uomo cui li
abbia mai fatti.
Mi prende la testa tra le mani e mi scompiglia i capelli biondi.
Sento il suo latte appiccicoso dentro la bocca. Lo ingoio con amore.
Fuori piove di brutto, un vero e proprio temporale. Siamo a letto nella mia
camera al piano superiore, stiamo scopando al ritmo di Lather, lui è sotto ed io
sopra a cavalcioni, i lunghi capelli buttati all’indietro, come criniera di
cavallo in una corsa selvaggia: i miei occhi seducenti e febbrili sono una
fessura ammaliante.
I miei occhi dentro i suoi.. mi stringe il culo mentre gli infilo un dito in
bocca.
Lo amo così tanto, lo desidero così tanto che non mi basta mai.
Gli sto offrendo tutta me stessa, la mia anima.
Gli sussurro prendimi da dietro, sodomizzami, non l’abbiamo mai fatto.
Coraggio fallo, ti sto offrendo tutta me stessa, tutta la mia anima.
Lui continua a tenermi per i fianchi, io sono ancora sopra di lui, mi spinge
dentro di sé con forza come se volesse crocifiggermi. Veniamo assieme.
Siamo abbracciati nella penombra, i nostri volti sono a tratti illuminati dalla
luce elettrica dei fulmini…
Sono appoggiata al comò, le mie natiche in controluce, gli sto offrendo l’unico
buco non ancora violato. Lo sto offrendo a lui. Lo amo così, alla follia.
Divarico le gambe, attendo. Non voglio più avere segreti per lui, né buchi
inesplorati.
Lo sento strusciarsi addosso, sento il contatto, carne contro carne, anima
contro anima. Coraggio, cosa aspetti amore.
Esita, poi mi dice no, non posso. Non posso.
Il suo rifiuto è uno schiaffo in piena faccia, tanto fa male.
Mi accarezza la schiena, mi sussurra vieni torniamo a letto. Mi volto.
Mi prende per mano. Le lenzuola di lino sfatte fotografano l’amplesso e l’amore
appena consumato. La mia testa è appoggiata sul torace, le sue labbra mi baciano
la testa, i capelli per l’ultima volta. Le mie lacrime sono sale che finisce
nella mia bocca. Dopo il suo latte dolce, ora l’amaro.
Mi spiega che è finita perché lui non deve, non vuole, non può più amare. Io
precipito nel fondo di un incubo. Qualcuno mi svegli. Qualcuno mi svegli.
Non c’è nessuno. Non è un incubo.
Mi sta tagliando a fettine con un coltello affilato e io lo lascio fare. Non
devo, non posso, non voglio.
Dice che con me gli sta andando il cervello, il cuore il cazzo in acqua. Non
può, non vuole, non deve innamorarsi di me.
Non può non deve non vuole innamorarsi di me. Queste le parole che ripete a se
stesso mentre si veste e scompare dalla stanza.
Mi alzo, guardo fuori della finestra, sta cadendo ancora la pioggia.
Gocce d’acqua incazzate si suicidano come kamikaze esaltati contro i vetri,
lacrime sempre più incontenibili mi violentano gli occhi, fino a quando la sua
visione scompare con il rombo della macchina. Quella è stata l’ultima pioggia.
Sono tornata nella villa sul lago, ma ho trovato sempre il sole.. Quella è stata
l’ultima pioggia.