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Faceva caldo, Dio
che caldo. Si sudava, in casa, non un filo d’aria. Poi si sentì
un tuono. Poi un altro. Lei erano giorni che seguitava a a
lamentarsi. Antonio, fa caldo. Ma che caldo fa. Fa caldo, Antò e
sono fradicia come il mociovileda. E girava quasi nuda per casa.
Ma era troppo caldo perché venisse il minimo pensiero a entrambi
di una copula, vestita da bagno di sudore appiccicoso e torrido.
Fu trenta a mezzanotte che i tuoni si fecero uragano e grandine:
in cinque minuti la temperatura precipitò di quindici gradi. Era
una settimana che per il caldo nemmeno si sfioravano e lei,
felice, si fiondò, nuda, sulle lenzuola. Lo chiamò, una, due.
Tre volte invano. Doveva attendere almeno le 24.01 per postare
un nuovo micro, se no qualcuno avrebbe protestato nuovamente.
Lei smoccolò contro il gruppo micro, poi nell’attesa si consolò.
Facendo l’amore, con se stessa. |
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