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Game over. Nella
stanza è buio. Tutto è silenzio. Il bosco tace ombre, nella
notte. Perché è un gioco, doveva essere un gioco, ma non ci
credevano entrambi sin dall’inizio. Legami che ti lego,
proviamo? Sì. Mi sdraio, amore. Metto ogni cosa nell’armadio,
qui nel capanno, ogni mia cosa. E mise, mentre lei lo guardava,
abiti, oggetti, l’orologio col suo tempo, le lettere che
conservava nella tasca, un piccolo dono, fino a farsi nudo. I
quattro lacci non furono crudeli. Nemmeno il buio. Nemmeno
l’interminabile notte dell’attesa. Fu l’alba quando squarciò le
finestre. Vide la stanza vuota. L’armadio spalancato e vuoto.
Vuoto di sé e di ogni sua cosa. Il furto dell’anima è il danno
peggiore, urla al mattino. Lo è il portarsi via, sottraendoli
all’altro, persino ogni ricordo, lettera o parola. |
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