Ho trovato una chiave

 

    

                                      ( scritto a quattro mani con LaDispettosa )

 

 

 

 

 

Ho trovato una chiave.
Una chiave semplice, senza intarsi, senza decorazioni di alcun tipo. Una chiave sottile, piccola. Di acciaio nudo.
Semplice ma bellissima.
L'ho trovata e non sapevo che farmene.
Non trovavo una porta nella quale la chiave si infilasse perfettamente. Non trovavo una porta che riuscissi ad aprire tramite quella piccola chiave.
La tenevo in tasca, a volte la mettevo nel cassetto vicino al letto.
Altre volte la stringevo nella mano finché l’acciaio non diventava caldo.
Ma non ho mai trovato una porta che cedesse al girare di quella chiave.
Finché un giorno non ci ho sbattuto contro. Una porta anch’essa semplice alla vista. Anche lei d’acciaio spesso, lucido.
Sembrava invalicabile, all’inizio.
Ma ho provato a infilare la chiave e ho girato. Entrava perfettamente come se la stessa chiave fosse stata forgiata al suo interno.
Dietro la porta un meraviglioso mondo.
Io, che ho sempre fatto fatica ad aprirmi, entrai timida in punta di piedi.
Non sapevo, non immaginavo neanche, di aver trovato la chiave per un meraviglioso tesoro.
Cosa è successo dopo, cosa è successo appena varcata la soglia, solo io e te lo sappiamo.
Vorrei dirti che è bellissimo ma, strano a dirsi forse, mi sono accorta che a volte con te non c’è bisogno di parole.


La donna con la piccola chiave al collo era seduta.
Di fronte a quella porta liscia, lucida nel buio in fondo alla cantina, rigirava la chiave che portava appesa a una sottile catenella d'oro al collo da un tempo che nemmeno lei era capace di capacitarsi quando fosse cominciato. Pensava se agire o restare.
Cosa a volte può nascondersi dietro un'anta mobile di acciaio, oltre il buio illuminato, giallo, da quella lampadina lungo il corridoio.
La chiave aveva rubato calore al seno, nascosta a pendere aderendo nelle giornate più sudate lì nel solco. Aveva preso, ma la ragazza lei non poteva rendersene conto, anche il suo odore di pelle chiara dove per mesi e mesi non poteva arrivare il sole.
Nulla poteva ossidare quella piccola chiave, era fresca alla pelle ogni mattino come fosse il primo mattino dalla forgia.
Si era sempre chiesta a cosa servisse e soprattutto perché non l'avesse mai buttata via o riposta in un cassetto. Cosa l'avesse spinta, forse la lucentezza? A tenerla lì, così aderente alla sua pelle da dimenticarsi di averla con sé quasi.
Quel giorno le mani corsero subito al solco morbido e caldo tra i seni istintivamente, appena vide quella porta dove prima forse non c'era.
Si interrogò a lungo.
Cauta e quasi guardinga.
Se aprire o meno. E se dopo aver magari scoperto che la chiave era proprio quella giusta, aprire spalancando o entrare cauta, un po' di lato. Quasi in punta di piedi.
La chiave forse fece tutto da sola.
Entrò senza sforzare.
Aderì alla serratura sottile perfettamente al punto che anche tirando con forza era ormai impossibile sfilarla.
Girò senza alcun rumore o fatica al primo tocco delle dita così come la porta stessa ruotò sul cardine, docile e silenziosa, quasi da sola.
Dire che la ragazza ne fosse risucchiata sa di romanzo, favola o altro. Certo è che non entrò di sghembo e non ebbe poi nemmeno molte esitazioni a varcarla.


Da qui in poi se ne sa poco.
Così come si era aperta, la porta si richiuse su se stessa, rendendosi invalicabile per un qualsivoglia ritorno.
Per questo della ragazza poi non si ebbero notizie al di qua della porta.
L'ultima è che camminò di là quasi al buio, con l'impronta di una chiave tra i seni che andava sciogliendosi sulla pelle. E il fiato corto e il battito nel petto a far salire e scendere sotto la maglietta le sue curve di donna, gonfiandolo e facendolo ancora più selvaggio e bello...

 

 

 

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