Incipit (Zeena...)

 




La scala portava dritta al pontile 4.
Il pontile 4. Staccato nell’aerostazione dai pontili di lusso.
Quelli dei cargo della Compagnia. E dei più piccoli transporter privati.
I “charter” come li chiamano alla Lost Tavern.
Spesso i “charter”sono solo vecchi transporter della Compagnia, rilevati dai loro vecchi capitani.
Che sono vecchi a volte molto più delle navi che conducono ancora e sempre , sì, loro sempre, è infatti il lavoro degli scarti umani condurre in subappalto per la Compagnia navi che spesso sono solo fusioni di scafi, chiglie, ali e stive di precedenti naufragi.
Poi c’e’ il pontile 4.
Quasi smobilitato. Il tunnel di accesso è stretto e spesso male illuminato.
È il primo pontile che fu aperto 20 anni fa, all’epoca dell’ Insediamento.
Così racconta ancora il barista alla Tavern.
Lui allora c’era.
Io sono arrivato molto dopo.
Mi ha raccontato cose di quei giorni forse per simpatia.
Perché sono l’unico ormai a usare il pontile 4. Attraccare ai pontili nuovi costa troppo e con tre anni di attracco supererei il valore a peso della mia nave.
Allora divido lo spazio ed il pontile con i naufraghi del tempo. E le ombre di venti anni di merci spesso scaricate nella notte evitando i controlli della Compagnia.
Sarebbe difficile a volte infatti spiegare quei marchi sulle casse. Quelle merci così preziose anche, su una nave legata dalla ruggine più tenace, e che monta motori così potenti da poterla spaccare in due se aziono l’acceleratore molecolare.
Tra quelle casse ho conosciuto Zeena.
Piccola donna aguzza nata sulle Colonie. Nascosta tra due container che avevo nella stiva.
Occhi di furetto illuminati dalla mia torcia nel buio. Occhi gialli per la droga.
Senza paura ma pronta a scattare e colpire.
Aguzza.