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Rientrò in casa,
camminando all’indietro. Ma, caso stranissimo, non inciampò nel
tavolo, né nella sedia. Nemmeno nel tappeto. La porta gli si
aprì da sola, alle spalle. E andò ancora indietro, senza vedere
dove stesse andando cambiò stanza, uscì dall’ingresso, passò in
sala. Le chiavi di casa tornarono sul tavolo, il giaccone sul
divano, dove già prima era. Andò, senza voltarsi e ancora
miracolosamente senza cadere o sbattere nei mobili o nello
stipite della porta, sempre camminando all’indietro fino alla
camera. Lei era nel letto sfatto e piangeva, non gli servì
voltarsi per saperlo. “oma it oi oim eroma, icomaivorpir, non
aiv eradna imraf noN” le disse. Poi si voltò, il tempo di
riavvolgimento del nastro era finito e lei gli diede una seconda
volta quell’ultimo bacio. Avrebbe riavvolto mille volte quel
nastro, da quel momento, all’infinito. |
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