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Non è in centro.
Scenderemo veloci al mare, da Principe. Mura degli Zingari e
Caricamento. Per rubarne i colori. Via Prè, poi. a piazza del
Campo. i baci al sapore meticcio di kebap misto a focaccia.
Berremo buon pigato da bottiglie senza gloria. Al porto.
Rimonteremo Brignole. A vestirci di luce nella città dei
signori. E in treno verso Quarto dove Genova si scioglie per
farsi levante. Senza mai lasciarci la mano attraverso l’arco,
per non perderci, che la città è un serpente vivo, e senza
bussole e senza mappe è un attimo, sai, perderci ancora. Che
perdersi è follia. Ritrovarsi pazzia. Per questo ho prenotato,
io, una stanza. Quella, a Quarto. Nel palazzo antico, dove la
casa della follia è chiusa, ora. Ma dal terzo piano la città
sotto si srotola nuda. Davanti, solo il mare, così possiamo
tenere aperta la finestra. E i nostri baci non li ruberà,
nessuno. |
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