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La stanza 39 è al
terzo piano, ex-psichiatria. Ora è un albergo, non più un
ospedale, l’ala principale. Arrivando senza bagaglio hanno
pagato la notte anticipata. L’ultima loro, rubata alle loro vite
separate. Per mano, dita intrecciate. Lei ha una borsa, lui un
Eastpak blu. Volano sulle scale. Aprono, chiudono appena
entrati. Si spogliano, si baciano affamati, la morde, le scivola
in ginocchio tra le cosce, col viso e le spezza il respiro. Poi
lei lo guida al letto. E le si ferma il fiato al sentirlo
entrare. Volano mentre la notte scivola irrispettosa. Poi lei
stende un foulard sul letto, lui apre il vino. Un solo bicchiere
in due. Una piccola torta e il letto è un prato. Lui lecca
briciole dalle labbra di lei. Si coricano vicini, lei, la testa
sulla spalla di lui, lo bacia ancora. Li troverà, così
abbracciati, al mattino la donna delle camere. Così belli. Da
sembrare soltanto addormentati. |
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