Microracconti

Nati per caso o quasi, per un concorso letterario, col vincolo delle 2.500 battute complessive. Cioè scrivere in salita. Oppure i miei racconti-cartolina.

106.  

Lavorati di lima e pialla sulle parole, per sottrazione, col contagocce, per non rompere una storia, un ritmo, un'armonia.
Questi racconti ne sono il risultato, qualunque esso sia.
 

   
     
  Il micro, il matto, la tequila e un verme
(tema "CAMERA 9, TERZO PIANO, PSICHIATRIA", micro racconto in dieci righe )
 
     
 

Scrisse un racconto. Voleva scriverlo sul verme galleggiante nella bottiglia di tequila, sul gusano. Scrisse con la sinistra. Da destra a sinistra. Su un foglio nero. Con inchiostro bianco. Scrisse a lettere alterne, una sì e una no. Partendo dal basso del foglio per salire in alto. Lo scrisse al buio, dopo essersi bendato. Scrisse in apnea, per vedere se riusciva farlo senza morire soffocato, se era veloce tanto da salvarsi la vita in questa sfida con se stesso. Lo scrisse in piedi, su una gamba sola come l’avrebbe scritto l’airone cinerino visto sul Ticino il giorno prima. Voltò le spalle al tavolo e al foglio e scrisse con le mani dietro la schiena. Finì la bottiglia prima di scriverlo per vedere cosa scriveva da ubriaco. Lo scrisse senza prendere prima le medicine date dal primario. Se ci riuscì non lo sappiamo ma rideva come un matto. E nel bicchiere rimase solo il verme.