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Le chiese quali
gusti stavolta. Un secondo gelato in un solo giorno era proibito
nella clinica. Guai, gli zuccheri interferivano col metabolismo
dei farmaci accelerando la peristalsi. O almeno così gli avevano
spiegato. Ma ne voleva un altro. Almeno quattro gusti. Ora li
avrebbe scelti, il bancone straripava. Cono? coppetta? Cialda.
Il primo gelato era stato al gusto di vela rossa, bottiglie
vuote e tappi. Avvolto in lettere d’amore come cono. Il secondo,
quella della violazione delle prescrizioni che gusto avrebbe
avuto? Ordinò i due coni, e la cialda era vera cialda, non
parole. Il micro per lei così fu: melone, fragoline di bosco,
cannella e zenzero. Il suo uguale. Perché le aveva scritto -
vorrei poterti dire andiamo al mare, a mangiare un gelato. A
fare qualsiasi cosa che non sia stare in rete – E ora, col
gelato anche sul mento, loro guardavano il mare. |
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