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Trovò la vecchia
borsa di cuoio in cantina, dentro un baule. Nascosto tra un
mobile e una vecchia bici. Il nome del trisnonno inciso nel
cuoio della maniglia. Riuscì a identificarlo come tale solo
pressando suo padre e la madre di suo padre. Era quello di cui
solo si sussurrava in famiglia, l’Infame. L’”Affogatore” come lo
nominavano i giornali quando razziava il mare. Nella borsa la
mappa. Riconobbe l’isola. Vi sbarcò sei giorni dopo. Il bosco
c’era ancora. Soffocato da villette e case, ma c’era. E anche la
grotta, che trovò, pur a fatica. Nello scrigno del vecchio
razziatore dello stretto di Sicilia invece il vuoto. Fuori dalla
grotta una bella lapide raccontava del suo avo, voluta dal
sindaco del paese. Aveva proprietà in sei isole, lui, un’eredità
improvvisa, raccontava. Venti tra ville, minimarket e farmacie.
Poi dicono che fosse il mio trisavolo il pirata. |
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