|
Serviva un
esorcismo. Ma uno che funzionasse davvero. Per dimenticare, per
non ricordare. Serviva una pozione, una magia. Un esorcista, un
mago, una strega. Serviva un modo per cacciare il demone della
sua nostalgia. Serviva che il sole non avesse eco, che la luna
non serbasse il calco di lune passate. Che le parole non
tornassero sempre alle stesse parole. Che i luoghi, bastardi,
non parlassero del passato. Che i pensieri non affiorassero da
soli, quando meno li attendeva, come i suoi tappi di sughero
buttati sott’acqua, sulla lenza improvvisata da bambino. Che il
demone del se, del ma, del forse, del se mai sparissero dalla
sua vita. Serviva che il sonno spegnesse il pilota automatico
che lo portava a risvegliarsi proprio dove non doveva. Serviva.
Ma una mattina, senza ragione, si innamorò. Ed ebbe solo voglia.
Di cantare. Ancora. |
|