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La spiaggia inizia a
occidente. Là c’è l’isola. Ombrelloni di colori differenti.
Sdraio blu, una striscia. Poi arancio. A righe. Gialle. E il
fiume stretto che taglia la spiaggia e si scioglie nel mare. Un
bar a riva. Ancora sdraio, i colori della spiaggia libera.
Rumori. Voci. Una radio. Bambini, giovani donne. Ragazzi fanno
la ruota esibendosi per loro. Tu mi cammini vicina. Due file di
impronte. Le mie più grandi, le tue, a fianco, piccole, leggere.
A scavare vicine la distesa di microscopici sassi, la sabbia di
Liguria ha bei colori e non ti entrerà mai negli occhi. La
spiaggia finisce a oriente, col taglio della cava che scende
all’acqua. I piedi camminano vicini. Le impronte seguono la riga
umida della risacca. Posso vederle, ad occhi chiusi, dalla
stuoia. Ti vorrei qui, sai? Da occidente a oriente, a baciare
con me la lingua umida dell’acqua. Incorniciandola. Di passi
stretti. |
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