Microracconti

Nati per caso o quasi, per un concorso letterario, col vincolo delle 2.500 battute complessive. Cioè scrivere in salita. Oppure i miei racconti-cartolina.

94.  

Lavorati di lima e pialla sulle parole, per sottrazione, col contagocce, per non rompere una storia, un ritmo, un'armonia.
Questi racconti ne sono il risultato, qualunque esso sia.
 

   
     
  E non sbattere la porta quando esci, amore (omaggio a Carver e alla mia vita. Non solo alla mia)
(tema "L'ADDIO", micro racconto in dieci righe )
 
     
 

Sul palcoscenico una porta. Un telaio, in legno, di quelle che a teatro si usano a comporre una scena. Due lati uguali. Il telaio intorno e una base a reggerla. Torreggia in mezzo alla scena nuda. Illuminata nel buio dal cerchio giallo, vedi solo lei, la donna. E la porta chiusa. Non lui all’altro lato. Silenzio in sala. La donna sbatte la porta con fragore, in sala saltano sulle sedie a quel tuono inatteso. La riapre piano. Si vede lui all’altro lato. Afferrare la maniglia e sbatterla, adesso lui. Un tuono ancora. Trema il telaio. Esitante si riapre. Nel buio non vedi la mano, se sia stato lui. O lei. Uno dei due la sbatte ancora. Il pubblico attende i colpi sul telaio. Chi aprirà, chi sbatterà di nuovo. L’uomo e la donna si spostano alla sinistra del telaio. E se ne vanno via. La porta resta. Aperta o chiusa poco importa, loro attraversano la loro notte. Verso casa, conoscono la via.